
L’otalgia è una condizione caratterizzata da un forte dolore all’orecchio. Può coinvolgere un solo orecchio o entrambi e avere durata variabile. Nonostante la sua elevata diffusione, la diagnosi e il trattamento dell’otalgia possono essere molto difficili a causa dell’ampia gamma di eziologie. L’otalgia, infatti, può essere il sintomo di una patologia dell’orecchio oppure la conseguenza di un disturbo o una malattia di altra provenienza.
Esiste un possibile collegamento con l’emicrania? A questa domanda ha provato a rispondere uno studio i cui esiti sono stati pubblicati sul Journal of Audiology & Otology. La domanda sorge in seguito ad una riflessione degli autori, un team di ricercatori provenienti da vari istituti statunitensi, sulla elevata affluenza – presso i propri centri e ospedali – di pazienti con entrambi i disturbi.
LO STUDIO
Gli autori, quindi, hanno condotto uno studio retrospettivo su pazienti presi in cura da agosto 2016 a ottobre 2018. I partecipanti sono stati classificati in tre categorie principali:
1) otalgia primaria, ovvero i pazienti con otalgia derivante da otite esterna;
2) otalgia secondaria con motivo noto, ovvero i pazienti con mal d’orecchio riconducibile al disturbo dell’articolazione temporo-mandibolare;
3) otalgia secondaria con motivo sconosciuto, ovvero i pazienti senza alcuna fonte nota che sia interna o esterna all’orecchio.
Per studiare l’associazione tra otalgia ed emicrania, i ricercatori hanno escluso dallo studio quelli con le eziologie primarie e secondarie conosciute come l’otite media acuta e cronica e l’ATM.
Da questo gruppo recente, sono stati inclusi i pazienti che soddisfacevano i seguenti criteri per lo studio dell’efficacia del trattamento: pazienti con diagnosi di otalgia di origine sconosciuta; storia positiva di emicrania che soddisfaceva i criteri definiti dall’International Headache Society.
Questi pazienti hanno ricevuto un trattamento simile agli emicranici. I pazienti con 8 e più giorni di otalgia al mese hanno assunto la medicina abortiva e preventiva (profilattica) mentre i pazienti con 1-7 giorni di otalgia hanno assunto solo con la medicina abortiva.
Tutti i pazienti hanno ricevuto un elenco di cibi che scatenano l’emicrania in modo che potessero evitare di mangiarli. Inoltre, i partecipanti hanno descritto i sintomi su un diario.
CONCLUSIONI DELLO STUDIO
Sono stati identificati un totale di 208 pazienti con otalgia. Sessantaquattro pazienti su novanta con otalgia inspiegabile soddisfacevano i criteri per l’emicrania. Di questi, 30 pazienti hanno avuto un follow-up adeguato soddisfando i requisiti per la valutazione dell’efficacia del trattamento.
L’otalgia è migliorata nell’87% dei pazienti che hanno ricevuto un trattamento per l’emicrania.
Dopo il trattamento, il punteggio medio del dolore e la frequenza del mal di testa sono diminuiti rispettivamente da 7 a 2 e da 27 a 9 giorni al mese.
“L’emicrania dovrebbe essere considerata una fonte di otalgia secondaria e i pazienti dovrebbero ricevere un trattamento poiché spesso rispondono al trattamento dell’emicrania”, si legge tra le conclusioni degli autori.