
Pochi disturbi cronici provocano fastidio come l’acufene, ovvero la percezione di un fischio o ronzio persistente alle orecchie in assenza di qualcuno o qualcosa che produca esternamente quel rumore. L’acufene cronico, infatti, è una condizione debilitante e spesso accompagnata da ansia, depressione e difficoltà ad esercitare correttamente alcune funzioni cognitive.
L’acufene cronico è anche associato a disturbi del sonno. Chi ne soffre, infatti, spesso riscontra difficoltà a dormire a causa del fischio o del ronzio insistente, ma non solo. Oltre ad essere una possibile conseguenza, alcuni studi hanno adottato un altro approccio rilevando dei meccanismi neurobiologici condivisi tra le due condizioni.
Questi punti di contatto fanno ipotizzare la possibilità che l’acufene possa rappresentare un fattore di rischio ma anche predittivo di insonnia. Si presume che l’insonnia e la percezione dell’acufene siano il risultato di un comportamento di valutazione cognitiva attiva rafforzato da un circolo vizioso di attenzione distorta e comportamento negativo.
Uno studio condotto da un team di ricercatori neozelandesi, pubblicato sulla rivista BioMed Research International, ha esaminato se il disturbo del sonno indotto da stress acuto potesse aumentare la suscettibilità all’acufene indotto da traumi acustici nei ratti.
ACUFENE, INSONNIA E SPERIMENTAZIONE IN VIVO: LO STUDIO
Gli autori hanno esposto gli animali a traumi acustici unilaterali 24 ore prima di indurre disturbi del sonno tramite il metodo dello scambio di gabbie.
La percezione dell’acufene è stata valutata attraverso osservazioni comportamentali. A questo, gli autori hanno aggiunto misurazioni sul rilascio di orexina, un neurotrasmettitore importante nella regolazione del ritmo sonno-veglia e dell’appetito.
CONCLUSIONI
I disturbi del sonno non hanno esacerbato la percezione dell’acufene nei ratti, così come l’acufene non ha alterato il rilascio di orexina.
“I nostri risultati hanno mostrato che lo scambio di gabbie che induce stress ha causato un disturbo del sonno e un tinnito indotto da traumi acustici nei ratti. Tuttavia, i disturbi del sonno non hanno influenzato la percezione dell’acufene causato da un trauma acustico. Inoltre, i disturbi del sonno e l’acufene non hanno modificato il numero di neuroni di orexina nell’ipotalamo”, si legge tra le conclusioni.
Poiché la sovraeccitazione è legata ad entrambe le condizioni e il rilascio di orexina svolge un ruolo importante, lo studio non è riuscito a chiarire se questo neurotrasmettitore possa essere alterato negli animali che hanno sviluppato tinnito e/o disturbi del sonno.
Potrebbero, quindi, essere necessari ulteriori studi per indagare ulteriormente sulla relazione tra stress, insonnia e percezione dell’acufene.